Uno spazio dedicato ai libri, a quelli che ho letto, a quelli che leggerò. Mie recensioni, o trovate sul web, brani e frasi estratti dai libri, e tutto ciò che ha a che fare, in qualche modo, con la lettura e i lettori, riempiranno questa pagina.
I libri sono quegli oggetti che parlano di noi! E non leggendoli perdiamo l'occasione di conoscere una parte di noi stessi e di conseguenza degli altri. (B.M.)
28.08.12
Ulisse è un bambino sardo, un po’ speciale..
Un personaggio che è difficile lasciare andare quando a fine lettura chiuderai il libro e che continuerà a mancarti nei mesi successivi. Gli altri dicono che è sordomuto, lui rifiuta questa definizione, non gli si addice, lo fa sentire handicappato, e lui handicappato non si sente. Non può sentire, questo sì, ma sopperisce benissimo al problema, sa leggere le labbra e con uno stratagemma, che vi lascerò scoprire da soli, riesce comunque a seguire tutte le conversazioni che hanno luogo in casa.
Un giorno, però, la vita di Ulisse e della sua famiglia viene sconvolta da una tragedia inaspettata. Sua sorella scompare durante una gita al mare e viene ritrovata morta. Il libro rimane molto incentrato sul bambino, sulle sue intuizioni, sulle sue domande sulla sorella, sui segreti di famiglia a lungo celati e che gli verranno svelati. Una storia che si lascia leggere facilmente, che ti prende, che a dispetto del genere noir a cui appartiene, non manca di momenti squisitamente divertenti che contribuiscono ad alleggerirne il tema.
Insomma, calorosamente consigliato. Buona lettura
09.10.2016
Non so voi, o meglio, mi riferisco a chi ha letto qualche libro di Corona, ma a me capita che quando mi immergo nella lettura delle sue storie montanare, fatte di animali e piante che popolano la montagna, di avventure di scalate più o meno pericolose, di passeggiate per i boschi, ecc ecc, mi proietto in un sogno nel quale uno zio apparentemente un po’ rude, sta seduto accanto a me davanti al fuoco e tra una caldarrosta e un’altra snocciola storie lontane nel tempo…
Insomma, “Nel legno e nella pietra” è un libro che può farvi compagnia in queste fredde e grigie giornate invernali.
La vita è un segno di matita, curvo e sottile, che finisce ad un certo punto. Per molti è lungo, per altri corto, per altri non parte nemmeno.
Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro.
Carlo Verdone lascia per sempre la casa che lo ha visto crescere e diventare quello che noi tutti conosciamo ed abbiamo apprezzato più volte al cinema e in tv. Un appartamento in una palazzina ottocentesca al centro di Roma e di proprietà del Vaticano, dato in locazione alla famiglia della mamma. Così Verdone, nel salutare questo luogo a cui tanto è legato e tanto deve, ripercorre attraverso i personaggi, attori, registi e uomini di cultura che hanno varcato la soglia della sua casa nel corso degli anni, vicende di vita familiare, condite da episodi e persone che poi hanno dato grande ispirazione all’attore nella creazione dei suoi personaggi più riusciti. Il tutto raccontato con sentimento di affetto, senza cadere, però, nella malinconia ma anzi, condito con qualche episodio divertente.
Libro pubblicato qualche anno fa e conosciuto, forse, solo a livello locale. Fois e Sari Bozzolo ci conducono in un’Alghero misteriosa, poco conosciuta, forse, pure agli stessi suoi abitanti. Un’Alghero che è stata visitata da diversi personaggi storici e letterati dei secoli scorsi, per fare qualche nome, l’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, il poeta D’Annunzio, lo scrittore David Herbert Lawrence... Non da ultimo, l’autore di uno dei libri più tradotti e letti al mondo, Il piccolo principe. Antoine De Saint- Exupéry infatti, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, fu assegnato alle forze aeree alleate di stanza all’aeroporto di Alghero.
Negli anni ’60 grazie alla frequente presenza di attori di fama mondiale, come Richard Burton e Liz Taylor che girarono un film a Capocaccia, meritò l’appellativo di porta d’oro del turismo sardo.
Preferisco fermarmi qui e non raccontarvi altri dettagli per non togliervi il gusto di scoprire o riscoprire cose mai conosciute o semplicemente accantonate nella memoria.
Un piccolo volume che parla di archeologia, eventi e personaggi che di Alghero in qualche modo hanno scritto la storia.
B.M.
23.12.2012
Non si tratta di una semplice guida turistica. Questo libro di Michela Murgia individua undici itinerari tematici, possibili tra i tanti, per avvicinarsi non solo alla Sardegna ma anche e soprattutto ai suoi abitanti. E’ un libro rivolto a chi fugge la sardegna degli stereotipi, quella fatta di happy hours e cene nei locali più gettonati della costa smeralda, alla ricerca di una terra autentica con la sua storia, le sue tradizioni, il suo popolo orgoglioso.
Tra gli affascinanti percorsi proposti…
Alterità. “È abbastanza comune che essi (i sardi ndr) si descrivano principalmente come cosa diversa rispetto ai <<continentali>> e agli altri stranieri”.
Fede. Si è cristiani senza discussione qui in Sardegna, afferma Sergio Atzeni ma “le narrazioni tradizionali”, scrive la Murgia, “farebbero invidia all’immaginario tolkeniano per la presenza di creature fantastiche, retaggio di culti scomparsi”: janas, orchi, folletti, panas, molto simili alle banshees irlandesi ne sono alcuni esempi.
Indipendenza. “Una delle prime cose che colpiscono chi percorre le strade della Sardegna è l’abbondanza di scritte e grafici che richiamano istanze autonomiste, sparsi su ogni muro pubblico e cavalcavia che si incontra. […] È da anni che i movimenti indipendentisti sardi non raggiungono percentuali sufficienti ad avere una qualche rilevanza politica” ma “basta parlare con qualche sardo per rendersi conto, seppure con diverse sfumature, che esiste in tutta l’isola la consapevolezza di essere portatori di un’identità collettiva dai tratti comuni, una sorta di spirito di popolo che non si estende al resto d’Italia, e che ha fatto spesso definire la Sardegna una nazione senza stato.”
A voi la curiosità di scoprire gli altri percorsi contenuti in questo Viaggio in Sardegna, un libro per i sardi che hanno interesse a scoprire e riscoprire la loro terra, e per chi decide di venire a conoscere quella parte genuina e non artefatta dell’isola che ha tanto da raccontare e insegnare sui sardi, spesso visti, specie in passato, come popolo arretrato socialmente, culturalmente, politicamente ed economicamente.
Perciò, buona lettura e buon viaggio.
B. M.
05.11.2012
Un dialogo sincero e aperto all’ascolto reciproco tra l’uomo di scienza, Ignazio Marino, medico chirurgo di fama internazionale e senatore della Repubblica, e l’uomo di fede, Carlo Maria Martini, che di recente ci ha lasciato.
Un libro, questo, nato da diversi incontri tra i due, e dalla loro susseguente corrispondenza, e che affronta tematiche, tra le più attuali, che interrogano la scienza e la fede.
Si riflette, innanzitutto, sulla vita, dalla sua nascita fino alla sua conclusione, trattando le questioni etiche che ne scaturiscono: si parla di fecondazione assistita e artificiale, di ricerca sempre più promettente sulle cellule staminali, in particolare quelle embrionali, di scelte di fine vita e di conseguenza di testamento biologico.
Non mancano, inoltre, riflessioni e confronti sulla posizione della Chiesa riguardo alla sessualità, alla omosessualità e al celibato per i sacerdoti.
I due tracciano un percorso ideale di dialogo che dovrebbe essere assunto quale metodo nella ricerca della verità, “una verità che non può essere cercata esclusivamente affidandosi alla scienza”. Infatti, appare “essenziale che il metodo dialogico […] sia come un cammino che donne e uomini di culture, condizioni e convinzioni diverse percorrano insieme, con onestà e costanza, al fine di conoscere e utilizzare nel modo più adatto all’essere umano, e alla dignità della sua vita, gli strumenti del tempo in cui viviamo”.
Idealmente, “Credere e conoscere” prosegue il discorso cominciato da Marino nel 2005 nel libro “Credere e curare” pubblicato anch’esso per Giulio Einaudi Editore.
B.M.
24.09.2012
Già pubblicato su Zelindo
Gian Cavallo, scrittore genovese (e genoano puntualizzerebbe lui, grandissimo tifoso dal cuore rossoblù), ci riserva sempre qualcosa di nuovo, non si ripete, non ci annoia, ci stimola perché non segue uno schema preciso, non si specializza in un genere letterario, ma tutti li attraversa con un’innata maestria e un naturale talento. E’ infatti saggista, prosatore e poeta.
Esordisce nel 2007 con un romanzo giallo, “Uccello migratore” (Nuovi Autori). Nel 2009 pubblica “La memoria” (La Lontra) una raccolta di racconti. L’anno successivo “Proviamo, dai” (Sagep) romanzo ambientato nella sua amata New York, la città dove tutto può accadere.
Questa volta Cavallo ci regala un’opera particolare nata dalla collaborazione con una sua carissima amica, Anna Ferrari. Cavallo ci racconta la vita, attraverso esperienze ed emozioni che la attraversano e lo fa come solo lui sa fare, attraverso brani a volte intimisti, ironici, mai banali. Ed ecco racconti, lettere, appunti, riflessioni e poesie.
Ad Anna Ferrari, pittrice, gallerista e grafica web, invece, il compito di dare qualcosa in più al lettore, l’immagine. Lo fa con la sua arte, la pittura, creando delle tavole, delicate e allo stesso tempo intense, che come scrive lei stessa “non vogliono essere illustrazioni o narrazioni che accompagnano i testi, ma immagini, colori, emozioni che ne esaltino l’intensità spirituale”.
Il libro si intitola “Pensieri colorati” uscito nella scorsa primavera, edito da Karts Zona, prezzo di copertina € 18, acquistabile nei più famosi distributori di libri via web ma anche presso il proprio libraio di fiducia.
Il ricavato dei diritti di autore andrà in beneficenza all’Associazione Gigi Ghirotti di Genova che dedica particolare attenzione ai malati di sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa a decorso progressivo e di cui soffre da qualche anno Gian Cavallo.
B.M.
27.08.12
Già pubblicato su Zelindo
Una lettura piacevole, un romanzo da spiaggia che ha tutti gli ingredienti della letteratura rosa: amore, equivoci, tradimenti, bugie e un pizzico di mistero.
La storia di un anello che deve trovare la sua strada…
B. M.
Più che il classico libro di cucina, seppur nella seconda parte venga presentato il ricettario di un ricco menu, La cucina del buon gusto è un libro che parla della vita, attraverso il piacere di godere della tavola, e di tutto ciò che riguarda il cibo, dalla scelta degli ingredienti alla preparazione delle pietanze, dalla cura nell’apparecchiare alla scelta dei commensali. Il tutto raccontato, dalle autrici, con intelligente ironia e autentica passione.
B. M.
Una testimonianza dolorosa di una vicenda lunga e sofferta, che la Marzano ha vissuto in prima persona e che come dice lei stessa l’ha insegnata a vivere. La Marzano smonta i cosiddetti luoghi comuni attorno alla anoressia e con questo libro ci consegna un messaggio di speranza. Un libro che ci invita ad affrontare la vita, nonostante tutto, perché anche da una situazione così difficile, come l’anoressia, si può uscirne e ricominciare a vivere.
B. M.
Marino si interroga sul ruolo del medico oggi, sul suo rapporto con il credo religioso e sull’influenza che questo può avere nello svolgimento delle sue funzioni. Si sofferma anche sugli altri aspetti che riguardano la professione e i mutamenti che la stessa ha subìto negli ultimi anni. Com’è cambiato il rapporto medico-paziente, la progressiva perdita di umanizzazione, e il conseguente processo di burocratizzazione dell’attività medica che porta a pensare più ai fatturati e ai numeri piuttosto che al paziente che si ha davanti e che chiede risposte, compassione, ascolto…
Non mancano riflessioni sui temi più attuali, quali, ad esempio, il fine vita che pone di fronte, oltre al dibattito duro tra gli opposti schieramenti ideologici, all’interrogazione su quali siano i limiti che la scienza medica deve porsi di fronte al sopraggiungere della morte, evitando così di sostituirsi alla natura e a Dio.
B. M.
E’ una raccolta di opere scritte per il teatro. Benni ci fa ridere e riflettere attraverso otto “pezzi” tra i quali una rivisitazione al femminile e in chiave moderna del Pinocchio di Collodi, e la storia della strega cattiva di Biancaneve, che caduta in “disgrazia” ci fa, persino, quasi tenerezza.
B. M.
Sophie Divry, lionese, qui al suo primo romanzo, ci apre le porte di una biblioteca di provincia e ci conduce nel suo seminterrato dove lavora un’ "operaia" della cultura, la custode di libri, che dà vita ad un monologo che ci tiene incollati al libro fino all’ultima riga. Interlocutore dello sfogo, suo malgrado, è un ragazzo che usa il seminterrato come dormitorio.
Ben presto attraverso lo scorrere delle parole, conosciamo il personaggio e scopriamo che si tratta di una donna sola, disillusa dall’amore e dalla vita e che mette tutta la sua energia nel proprio lavoro. Il suo disordine interiore viene in qualche modo lenito dalla rigorosità richiesta dal suo mestiere, che prevede appunto, precisione nella catalogazione e nella sistemazione dei libri sugli scaffali. La sua, appare come una vita vuota, a tratti inutile, tanto che lei stessa si definisce “invisibile” agli altri, colleghi ed utenti. Tra questi ultimi, uno ha attirato la sua curiosità e attenzione, un ragazzo che vede solo di spalle e di cui può ammirare unicamente la sua “bella nuca”.
Dopo una prima parte, abbastanza lenta ed intimista, il monologo diventa più vivace e vengono fuori tutto il trasporto, la dedizione e la passione della custode verso il suo lavoro e il mondo della letteratura ma limitatamente a quella nicchia che raggiunge alti livelli di cultura. Severa, perciò, verso le opere di basso spessore che, a suo dire, non dovrebbero neanche trovare collocazione in una biblioteca, perché l’inserimento di un libro dovrebbe essere un riconoscimento, una distinzione, un’elevazione.
Un romanzo breve per chi ama frequentare, ancora, librerie e biblioteche, per chi non vuole rinunciare al piacere del contatto con la carta ed è restio agli e-book.
B.M.
13.06.12
Già pubblicato su Zelindo
Edito da Longanesi ed uscito da poco più di due mesi, è ai primi posti della classifica dei libri più venduti in Italia, “Fai bei sogni” il secondo romanzo, questa volta autobiografico, di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa,
Massimo è un bambino che perde la madre troppo presto a causa di un brutto male. Una mattina appena sveglio, trova la vestaglia della mamma, ben ripiegata sul suo letto… degli estranei in casa, ma lei non c’è… Da quel momento vive l’abbandono.
Si sente solo, neppure il padre riesce a prendersi cura di quel bambino fragile. La sua vita viene, così, condizionata dalle sue paure e dalle sue debolezze che solo da adulto, grazie al lavoro di giornalista e a una ritrovata fiducia in sé, riuscirà a superare.
Fai bei sogni narra la storia di un dolore che ha origine in una verità nascosta, e in un secondo momento, non cercata… Perché è più comodo non sapere….
Ma è anche la storia di un uomo che, nonostante un’infanzia e una giovinezza dominate da grande sofferenza e rabbia, riesce a trovare la strada per la felicità.
Un libro profondo e coraggioso, in cui Gramellini è riuscito a scrutare dentro di sé, a guardarsi allo specchio e a mettersi a nudo, non solo senza cadere nel patetico ma, utilizzando a tratti, anche la vena ironica che lo contraddistingue.
Una straordinaria, sincera e lucida narrazione che ci commuove e che allo stesso tempo ci consegna un messaggio di speranza.
B. M.
18.05.2012
Già pubblicato su Zelindo
Che succede se ci scippano il cellulare? E se troviamo un telefonino abbandonato in un cestino dei rifiuti e cominciamo ad usarlo? Avete mai pensato di condividere lo stesso cellulare con uno/a sconosciuto/a?
“Ho il tuo numero” è l’ultimo romanzo dell’inglese Sophie Kinsella, già autrice della fortunatissima serie di romanzi “I love shopping” e successivi, da cui era stato tratto il film omonimo.
Poppy è una fisioterapista prossima al matrimonio e alla quale scippano il cellulare, proprio nel momento in cui ne ha maggiormente bisogno. Il caso vuole che pochi istanti dopo ne rinvenga uno abbandonato in un cestino di rifiuti e senza pensarci due volte lo fa suo. Ma ancora ignora tutto ciò che le accadrà a causa di questo telefono…
Anche quest’ultimo libro è raccontato in perfetto stile Kinsella, con ironia e leggerezza. Tra un matrimonio imminente e un complotto da smascherare, l’autrice sa regalarci sorrisi e risate, favola e romanticismo.
Un libro da mettere in valigia per le prossime vacanze, se ancora non lo aveste letto, o da regalare alla vostra amica del cuore. Unica avvertenza: durante la lettura, evitate i luoghi pubblici, risate improvvise ed incontenibili sono in agguato!
B. M.
15.05.2012
Già pubblicato su Zelindo
Il libro si intitola “Colazione da Starbucks” di Laura Fitzgerald, qui al suo primo romanzo, edito in Italia da Piemme.
La protagonista, Tami, iraniana, per il suo ventisettesimo compleanno riceve dai genitori la possibilità di raggiungere sua sorella in America, a Tucson. Potrà costruire la sua felicità e vivere una vita diversa e migliore, lontana dalle restrizioni imposte in Iran alle donne. Ha tre mesi di tempo per cambiare radicalmente la sua vita, ossia cercare un cittadino americano che voglia sposarla prima che le scada il visto, diversamente sarà costretta a rimpatriare. In questa ricerca avventurosa, Tami, incontra ipotetici e improbabili futuri mariti, ma l’unico che il suo cuore, intimamente vorrebbe per sé, il “ragazzo con gli occhi azzurri del color del Mar Caspio”, non pensa al matrimonio poiché ha altri progetti professionali da perseguire.
Tami, presto, comincia a farsi degli amici al corso di inglese che frequenta; in particolar modo si lega ad Eva, una ragazza che con i suoi modi molto estroversi, il suo linguaggio colorito e la sua esuberanza, porta allegria nel gruppo ed è, per lei che proviene da una cultura molto diversa, almeno inizialmente, fonte di “disagio” e di “imbarazzo”.
Il romanzo si rivela delizioso, ironico, romantico. Una giovane ragazza persiana, per la prima volta in America, alle prese con usi e costumi occidentali, con la libertà, quella che noi diamo quasi per scontata, quella inerente le piccole cose, come poter uscire a fare una passeggiata senza indossare il velo, potersi sedere ad un tavolino di un bar a parlare con un uomo senza rischiare per questo punizioni indicibili e purtroppo ancora in vigore in Iran, e che opprimono la donna e la relegano al solo ruolo di madre e di moglie escludendola completamente da ogni attività politica e sociale.
Un libro, insomma, che sa offrirci uno spunto di riflessione sulle differenze culturali e socio-politiche tra il mondo occidentale e quello orientale, ma che ci fa, anche, sorridere e sognare.
B. M.
30.04.12
Già pubblicato su Zelindo
E’ interessante lo scenario che l'autore propone… Un mondo nel quale l'uomo è portato a ripensare tutta la sua vita. Parlo della vita in senso stretto, le esigenze quotidiane, il procacciamento del cibo, l'assicurarsi un ambiente caldo d'inverno.
Corona immagina una situazione apocalittica dovuta all'esaurimento totale delle scorte di combustibili ed un'umanità che deve riprogrammare la sua esistenza... L'unica salvezza è rappresentata dal ritorno alla natura, alla terra, alla sua coltivazione. La terra, e non l'industria, sfama l'uomo, e questo l'uomo lo ha dimenticato da tempo, come ha dimenticato come si usano le mani, come si coltiva, come si accende un fuoco. Ecco, questa è la fine di quel mondo storto, fatto di aggeggi e gingilli, che si rivelano interamente inutili, di corse contro il tempo, di accumuli di ricchezza, di scalate sociali... Un mondo nel quale la parola d’ordine era arraffare più che si poteva!
La gente comincia a morire, soprattutto i bambini, gli anziani e gli ammalati, primi fra i quali quelli che dipendevano per la loro sopravvivenza dalle macchine che ora non possono più essere alimentate dall’energia elettrica. Tutto ciò provoca disorientamento: è il caos. Per strada i morti non si contano più, non c’è più cibo, si muore di fame e di freddo e l’inverno si prospetta lunghissimo e rigido. Che fare? Si è di fronte ad una disgrazia immane che colpisce allo stesso modo il povero come il ricco. Si cancellano le disparità sociali, si è tutti sulla stessa barca e l’istinto di sopravvivenza porta per la prima volta, nella storia dell’umanità, alla consapevolezza che bisogna lavorare tutti insieme, per salvarsi. Perciò, dopo un primo smarrimento, gli uomini si rimboccano le maniche, mettono da parte i loro egoismi, l'odio, e in genere tutti i sentimenti negativi dell'animo umano e decidono che l'unico modo per tirarsi fuori dalla “morte bianca e nera”, è unire le forze, collaborare tutti insieme. Il mondo storto sembra ormai finito, la gente solidarizza, ci si aiuta, ma contrariamente a quello che si può pensare non c’è spazio per sentimenti come amicizia e amore, quelli vanno bene “quando la pancia è piena”!
Ma durerà questo periodo di pace? Questo mondo solidale? Quanto impiegherà a venire nuovamente fuori la vera natura dell'uomo?
Questa la tematica trattata da Mauro Corona in un’opera che non è né un romanzo né un saggio. Lo definirei più come un romanzo atipico, dove si muovono personaggi indefiniti. Si tratta di un racconto senza personaggi, dove l’unica protagonista è l’umanità… Non si può neppure definire un saggio poiché non racchiude in sé lo “studio” provato, analitico e riflessivo tipico di un’opera saggistica.
Merito di Corona è farci soffermare sull’essenzialità della vita, sugli errori che stiamo commettendo e che se non ci porteranno alla fine del mondo storto, poco ci manca.
A mio avviso, l’unica pecca è la narrazione che risulta molto ripetitiva.
B.M.
29 aprile 2012
“Sono venuto per servire, non per essere servito”, questa frase è il manifesto della vita di Don Andrea Gallo. Nato a Genova 83 anni fa, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, da sempre rivolge tutto il suo operato verso coloro che lui chiama gli “ultimi”. Il libro “Così in terra, come in cielo” pubblicato nel 2010 per Mondadori, è una sorta di diario nel quale confluiscono episodi della sua vita che si intrecciano con le storie d’Italia e i racconti dei “suoi” ragazzi, di chi ha saputo con coraggio e determinazione “salvarsi” e ricostruirsi una vita e di chi invece non ce l’ha fatta. Ancora, sono narrati incontri e amicizie, tra cui quelle con Fabrizio De André e Dori Ghezzi, Beppe Grillo, Fernanda Pivano, Modena City Rambles… Don Andrea si avvicina alle anime, le consola, le aiuta, non giudica. Da molti considerato uomo scomodo per le sue frequentazioni e le sue idee, pone al centro della sua missione il prossimo.
B.M.
Sla.... pussa via!
Maggio 2011
Nella primavera del 1976, Terzani si trova ad Hong Kong quando un vecchio indovino gli dice: “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare, non volare mai”. In quel momento, quell'avvertimento, quelle parole fecero un certo effetto su Terzani, ma il 1993 sembrava lontano. Tuttavia non le dimenticò mai e alla fine del 1992, si chiese cosa fare. Ignorare la maledizione o prenderla sul serio? Alla fine decise di comportarsi da asiatico, e non andargli contro.
In fondo, a Terzani piaceva l'idea di trascorrere un anno intero senza volare. Quella che appariva come una maledizione divenne un'occasione, una buona occasione. Dice Terzani nell'introduzione: “Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. La mia per esempio aveva tutta l'aria di essere una maledizione.” In questo modo vi è una riappropriazione del viaggio e dei suoi tempi. Tutto oggi è veloce, tutto è raggiungibile; rinunciando agli aerei, Terzani recupera l'antico approccio al viaggio, quello lento, quello che ti dà la possibilità di prepararti mentre lentamente ti avvicini alla tua destinazione.
Con la decisione di non volare, Terzani ne prese anche un’altra. In ogni luogo che visitava, si era riproposto di incontrare il più noto veggente, indovino, santone locale e di farsi leggere il futuro. Così, l’autore, con la sua maestria narrativa, ci conduce attraverso le più insolite vie asiatiche, e ci consegna un diario di viaggio nel quale traspare l’Asia con la sua cultura, le sue problematiche, i suoi misteri, la sua filosofia di vita unitamente a riflessioni sul processo di occidentalizzazione che la stava cambiando.
Che sia una coincidenza o meno, nel 1993 uno degli elicotteri delle nazioni unite precipitò in Cambogia, ferendo tutte le ventitré persone che erano a bordo. L’elicottero trasportava anche quindici giornalisti europei, tra questi il collega di Terzani che aveva preso il suo posto.
“Si sa, capita a tanta gente, ma non si pensa mai che potrebbe capitare a noi”. Con questa riflessione si apre “Un altro giro di giostra”. Terzani scopre di avere un tumore, e reagisce a suo modo. Si mette in viaggio alla ricerca di una soluzione.
Passando per gli “aggiustatori” di New York dove a sua disposizione ci sono le più sofisticate tecniche della medicina moderna, per poi andare alla ricerca di metodologie ed approcci alternativi come l’omeopatia e la medicina ayurvedica.
Ben presto il viaggio assume un’altra valenza. Cercava una cura per il suo cancro, trova una cura per il suo spirito. Da esteriore, il viaggio si tramuta in interiore. E mano a mano che gli vengono proposti i più strani intrugli o metodi per giungere alla guarigione, Terzani riflette. Riflette sul mondo, sulla vita, sui valori, sulla società e raggiunge uno stato che gli consente di aspettare con serenità la morte.
B. M.
Sla... pussa via!
Novembre 2010